Un modo originale di fare sport

Si può praticare sport, inparticolar modo calcio, indossando una divisa di diverso colore, un fischietto e provare a vincere la propria personale partita senza che si possa esultare per un gol. L’arbitro, ruolo troppo spesso deriso e usato come parafulmine per ogni sconfitta, in realtà nasconde dentro di sé un innato senso di giustizia e lealtà e profondo amore per quello che fa.

Si può praticare sport, inparticolar modo calcio, indossando una divisa di diverso colore, un fischietto e provare a vincere la propria personale partita senza che si possa esultare per un gol. L’arbitro, ruolo troppo spesso deriso e usato come parafulmine per ogni sconfitta, in realtà nasconde dentro di sé un innato senso di giustizia e lealtà e profondo amore per quello che fa. La figura del direttore di gara, oggi, ha bisogno di essere riabilitata da parte di tutte le componenti dello sport e, soprattutto, va valorizzata e messa al sicuro dagli ancora tanti, purtroppo, vigliacchi atti di violenza che macchiano le cronache dei giornali locali. Avere un fischietto in mano significa porsi a distanza di gioco da ambo le parti, garantendo equità di giudizio e trasparenza di un risultato, assumendosi responsabilità che nessun altro vorrebbe accollarsi. L’arbitro fa sport in modo diverso, ma vive le stesse emozioni di giocatori e allenatori. Corre, si compiace per un proprio gesto tecnico, si rammarica per un errore, si prepara fisicamente e mentalmente per ottenere il massimo dalla propria prestazione. L’arbitro quindi è un atleta come tutti gli altri in campo,con incombenze maggiori e spesso con una richiesta atletica quasi superiore, in quanto il suo operato non si limita ad una sola porzione del campo come molti giocatori a seconda del ruolo svolto, ma a doverlo percorrere in gran parte per essere sempre presente e vicino al cuore del gioco. Questo fa si che atleticamente debba prepararsi come i giocatori con allenamenti costanti e riunioni tecniche per approfondire i regolamenti, le novità e le casistiche sempre maggiori in uno sport in costante evoluzione. Quella divisa, per molti oggetto di attacchi e insulti, in realtà nasconde un uomo, un ragazzo, una donna, che amano il calcio e hanno deciso di praticarlo con un’altra prospettiva. Quel fischietto, da molti odiato, cela dietro di sé una turbina di emozioni e paure che si dissolvono solamente al triplice suono finale.

- Emanuele Trementozzi -