Osteoporosi: “dite no alla fragilità ossea”

In occasione della Giornata Mondiale dell’osteoporosi, che si celebra il 20 ottobre di ogni anno, colgo l’occasione per sensibilizzare sul tema della salute delle ossa. L’osteoporosi è da considerare una malattia e non una inevitabile espressione del semplice e normale invecchiamento.

Non è sufficiente diagnosticare la malattia e, al massimo, limitarsi alle precauzioni per evitare le cosiddette “fratture da minimo trauma” (cioè, cammino, inciampo, cado e mi fratturo), ma bisogna prendere in seria considerazione la prevenzione della malattia in età giovanile con l’acquisizione di una buona massa ossea (attività fisica, ridotto apporto di calcio, etc). Di norma le cadute accidentali sono frequenti, ma fortunatamente gli eventi fratturativi sono rari. Se però mi fratturo, forse, c’è un osso fragile!

La donna è sicuramente il soggetto più a rischio di osteoporosi e fratture. Ciò si verifica fondamentalmente per due motivi: una massa ossea inferiore di circa il 10% rispetto agli uomini e la menopausa, che determina nei 3-5 anni successivi una perdita ossea del 10-15%per la drastica riduzione degli ormoni sessuali. Al contrario, l’uomo, oltre ad avere una massa ossea maggiore, ha una riduzione progressiva degli ormoni sessuali che permette all’organismo maschile di adattarsi ai cambiamenti, ma ciò non esclude che l’uomo possa essere osteoporotico. Devono essere tenute sotto osservazione in particolare le donne che mestruano tardivamente per la prima volta, con flussi mestruali assenti o rari per periodi maggiori ai 12 18 mesi in età fertile, che vanno in menopausa precocemente (prima dei 48 anni) sia spontaneamente che dopo intervento di asportazione delle ovaie, che hanno allattato più volte e più a lungo, che fumano più di 10 sigarette al dì, che eccedono con gli alcolici, che hanno un’alimentazione povera di latte e formaggi, costituzionalmente piccole, magre, e longilinee, quelle sedentarie e con familiarità per osteoporosi e/o fratture di femore, quest’ultime a prescindere dall’età.

Avere l’osteoporosi non significa necessariamente andare incontro, prima o poi, a una frattura. Molte persone colpite da questa malattia non ne subiranno mai nemmeno una in tutta la vita. Tuttavia, la presenza dell’osteoporosi rende le ossa più fragili e, quindi, aumenta sensibilmente il rischio di frattura. Nei soggetti osteoporotici più giovani, a causa di una caduta accidentale o di uno sforzo eccessivo, la frattura più comune è in genere quella di polso, mentre in quelli più anziani i punti più a rischio sono il femore, le vertebre, l’omero e il bacino. Le fratture di femore sono meno frequenti, ma più temibili e pericolose di quelle vertebrali. In genere si verificano in persone più anziane, con osteoporosi più grave, come conseguenza di una caduta. Richiedono necessariamente un ricovero in ospedale, nella maggior parte dei casi un intervento chirurgico con l’inserimento di protesi e una lunga riabilitazione. Alcune persone riescono a recuperare pienamente dopo un evento di questo genere, ma altre non tornano mai ad essere del tutto indipendenti. I dati epidemiologici mostrano, infatti, che solo la metà dei pazienti rimane autosufficiente dopo una frattura di femore e che la sua qualità di vita successiva risulta, comunque, compromessa. Di norma, le persone che recuperano meglio sono quelle che prima dell’evento erano in condizioni migliori di salute e facevano una vita più attiva. È evidente, dunque, come le fratture siano associate a costi ingenti non solo in termini di vite umane perdute, ma anche dal punto di vista sociale ed economico, per lo strascico di invalidità che spesso comportano e il conseguente carico assistenziale, che va a gravare inevitabilmente sui famigliari e sul sistema sanitario. Quindi, da parte dei sistemi sanitari è necessario un impegno sempre maggiore per identificare i soggetti a rischio di osteoporosi e di fratture e le terapie più appropriate, fermo restando la necessità che anche i singoli si impegnino attivamente sul fronte della prevenzione e nel conoscere i fattori di rischio per frattura: stile di vita, farmaci (cortisonici, ormonoterapia per i tumori della mammella e della prostata, etc.) e malattie (diabete mellito, ipertiroidismo, iperparatiroidismo, ipogonadismo maschile e femminile, malattie reumatologiche, respiratorie e gastrointestinali, etc. ). È importante tenere presente che aver subito una frattura è un importante fattore di rischio di una frattura successiva. Chi ha già avuto una frattura osteoporotica, infatti, ha una probabilità quasi doppia di andare incontro a una nuova frattura rispetto a chi non si era mai fratturato prima. Perciò, chiunque abbia subito una “frattura da minimo trauma” dopo i 50 anni dovrebbe sottoporsi alle indagini per valutare il rischio di osteoporosi e di fratture e dovrebbe essere sottoposto a una terapia farmacologica per prevenire ulteriori fratture.

A cura del Dott. Cristiano Maria Francucci Endocrinologo