Cari lettori,
in questo numero di inizio primavera mi soffermerei riprendendo l’art 32 della nostra Costituzione, dove la salute è un diritto inviolabile e, al contempo, bene pubblico essenziale.
Aspetti poi ripresi con la Legge 833 del 1978 che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale, dove al centro ritornano i concetti di universalità, eguaglianza ed equità. Ma la salute è davvero un diritto universale? Se nella forma della legge tutto scorre, all’atto operativo le numerose difficoltà, le carenze dei servizi con le lunghe liste di attesa del settore pubblico, che sono all’ordine del giorno, non confermano il quadro legislativo.
Negli ultimi venti anni un mix di esigenze, contingenze e credenze, ha profondamente scosso le fondamenta della Sanità Pubblica.
Rappresentata troppo spesso come un solo “costo”, orientando la sua evoluzione esclusivamente a criteri di economicità (e di efficienza).
Questa virata che raramente ha anche tenuto conto del valore intrinseco della salute, come bene collettivo, ha via via reso il SSN più fragile. E la salute si è piegata alle esigenze della cassa, costringendo spesso i cittadini a far fronte a proprie spese, ad esami diagnostici, visite specialistiche e percorsi terapeutici.
Fortunatamente le strutture Sanitarie Private hanno sopperito a queste mancanze, diventando insostituibili partner del SSN, fornendo servizi di eccellenza, con una rapidità di erogazione ineguagliabile. Se non ricominceremo a pensare alla Salute come diritto universale, uguale ed equo, saremo prima o poi costretti a rivedere l’incubo degli stessi errori. La salute e il benessere sono delle condizioni che ogni individuo ha il diritto di esigere e di mantenere nel corso della propria vita, nelle migliori condizioni possibili.
Chi lavora nel settore Sanitario deve sempre avere a mente questo obiettivo, per tutti i pazienti. Bisogna migliorare: si può e si deve fare di più!
Buona lettura
dr. Alberto Gagliardi