La prevalenza delle malattie allergiche respiratorie

La prevalenza delle malattie allergiche respiratorie, come asma bronchiale e rinite, è aumentata drammaticamente in questi ultimi 30 anni nei paesi industrializzati assumendo le caratteristiche di un’epidemia globale specie tra i bambini ed i giovani adulti. Si prevede che quando questa popolazione giovane raggiungerà l’età adulta la prevalenza delle malattie allergiche respiratorie sarà ancora maggiore, facendo ipotizzare un aumento della spesa sanitaria a carico dei Servizi Sanitari Nazionali. Statistiche sulle malattie allergiche respiratorie effettuate all’inizio degli anni ’80 indicavano una incidenza di queste patologie che non superava il 10% della popolazione. Gli studi più recenti dicono che queste malattie colpiscono circa il 25-30% della popolazione. Dati recenti hanno confermato la frequente associazione nello stesso paziente di rinite allergica e asma bronchiale; la coesistenza di rinite negli asmatici è di circa il 70% e la sintomatologia asmatica è presente nel 40% circa dei pazienti con rinite allergica.

Le cause di questo aumento sono sicuramente da attribuire, oltre a predisposizione genetica, soprattutto alle deteriorate condizioni sociali ed “ambientali”. Di questi argomenti si è occupata la Conferenza di Parigi 2015 sui cambiamenti climatici. L’analisi dei dati mondiali indica che i recenti cambiamenti climatici, in particolare gli aumenti di temperatura, hanno già colpito diversi sistemi fisici e biologici in molte parti del mondo. Le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, particolarmente il biossido di carbonio (CO2), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO ), il biossido di zolfo (SO2), hanno scaldato il pianeta provocando ripetute ondate di calore gravi e prolungate, variazioni anomale di temperatura, aumento dell’inquinamento atmosferico, incendi boschivi, siccità e inondazioni.

Il riscaldamento globale influenza l’inizio, la durata e l’intensità della stagione dei pollini e la loro allergenicità. Con l’aumento delle temperature la produzione dei pollini allergenici aumenta direttamente con la concentrazione di CO2. E’ dimostrato che livelli elevati di CO2 in atmosfera migliorano la fotosintesi e la produzione di polline.

I pollini anemofili, cioè aereotrasportati, sono rilasciati in atmosfera in stagioni ben definite. Gli studi hanno permesso di formulare “calendari pollinici” che hanno evidenziato l’esistenza di un ritmo giornaliero della concentrazione dei granuli pollinici che può essere diversa nelle diverse ore della giornata, variabile a seconda della specie delle piante, dell’ambiente in cui crescono e delle condizioni atmosferiche (sole, vento, pioggia). Le condizioni ideali per la pollinazione sono rappresentate da una temperatura tra i 25 e 30 °C, da una velocità del vento di 5-15 Km/h, da una umidità relativa del 60-90%, dalla presenza di sole e dall’assenza di pioggia.

I pollini rappresentano gli allergeni inalanti più frequentemente responsabili di malattie allergiche a carico dell’apparato respiratorio; i granuli pollinici penetrano nelle mucose respiratorie coadiuvati dall’attività di enzimi presenti al loro interno.

In Italia i pollini più importanti dal punto di vista allergenico sono quelli di Graminacee, rappresentati da circa 500 specie. Altri pollini importanti in Italia ed in Europa sono quelli di Artemisia Vulgaris (Assenzio) appartenente alla famiglia delle Composite e quelli della Parietaria (Officinalis e Judaica) appartenente alle Urticacee. La sintomatologia respiratoria (asma e/o rinocongiuntivite) riferita alle Graminacee si manifesta nei mesi di aprile, maggio e giugno. I pollini di Parietaria che determinano rinocongiuntivite e/o asma sono prevalenti nell’Italia centro-meridionale, zone costiere, medio-collinari e nelle isole. Le manifestazioni ad essa correlate hanno luogo soprattutto nei mesi primaverili ed autunnali; in certe zone dell’Italia meridionale la fioritura della Parietaria è quasi perenne.

Negli ultimi anni hanno assunto un ruolo eziologico di un certo rilievo anche i pollini delle piante “arboree” come Olivo, Cipresso, Nocciolo, Betulla, Faggio, Platano, Carpino.

Si nota inoltre sempre più di frequente il fenomeno della “polisensibilizzazione” per cui in uno stesso soggetto, coincidendo sensibilizzazioni a piante con diverso periodo di fioritura, i sintomi sono più persistenti e prolungati. Oltre ai pollini tra gli allergeni responsabili di sintomatologia respiratoria rinitica o asmatica ricordiamo gli acari della polvere (Dermatofagoidi), le spore fungine specie di Alternaria e Cladosporium, i derivati epidermici di animali (gatto, cane, cavallo, coniglio), il lattice naturale, gli scarafaggi e altri acari “minori”, alcuni farmaci in particolare l’acido acetilsalicilico (Aspirina), FANS, beta-bloccanti, Ace-inibitori, utilizzati per la cura di altre patologie intercorrenti, i Solfiti (presenti nel vino ed in alcuni alimenti).

La diagnostica di queste malattie ha raggiunto livelli di efficacia, sensibilità e precisione ragguardevoli. Essa si basa su indagini in “vivo” (prick tests) ed in “vitro” (dosaggio su siero di IgE totali e specifiche), di facile esecuzione.

Anche la terapia ha raggiunto alti livelli di efficacia sulla sintomatologia che può tenere sotto controllo la maggior parte degli effetti di queste malattie. Essa si avvale dell’uso di corticosteroidi topici, antistaminici, beta 2 agonisti, corticosteroidi per via sistemica, antileucotrieni ed i più moderni farmaci biologici, dedicati ai casi più gravi, ottenuti con le biotecnologie che utilizzano gli anticorpi monoclonali. Tutti i farmaci sopramenzionati vengono utilizzati spesso in associazione, modulando la somministrazione in relazione al quadro clinico esistente.

L’unica terapia eziologica delle malattie allergiche respiratorie, sancito anche da una “Position Paper” stilata da Società Scientifiche sotto l’egida dell’O.M. S. nel 1988, è la “terapia desensibilizzante specifica” (ITS). Essa consiste nella somministrazione prolungata di estratti allergenici purificati a dosi progressivamente crescenti per via sottocutanea o orale-sublinguale, al fine di indurre una diminuzione o scomparsa della sensibilità dei pazienti verso gli specifici allergeni. Questo trattamento, specie se iniziato in fase precoce della malattia, è in grado di indurre, nella maggioranza dei casi, una risoluzione della malattia costante e prolungata nel tempo.

Dott. Giammario Bianchini