È tutta questione di velocità

Il benessere fisico e psichico deriva da un apparato digerente pulito. Tutto quello che mangiamo lascia dei residui nelle pareti del tubo digerente, che finisce per irritare o, nel peggiore dei casi, intasarsi.

A questo punto il corpo si ritrova appesantito, meno reattivo e più esposto a disturbi, come mal di schiena, emicrania, insonnia, e problemi circolatori. Credo sia arrivato il momento di dare più attenzione ai messaggi che ci manda il nostro secondo cervello (l’intestino), da cui dipendono non solo la digestione, ma anche il 70% delle funzioni del nostro sistema immu- nitario. Il principio fondamentale consiste nel non abbinare mai cibi a transito lento con quelli a transito veloce.

Creare un simile accostamen- to significa produrre all’interno dell’intestino una miscela micidiale, che impiega per essere digerita più del triplo del tempo necessario, privando il tubo digerente dei necessari intervalli di riposo per l’autopulizia e inca- strandolo di depositi dannosi.

Il principio fondamentale consiste nel non abbinare mai cibi a transito lento con quelli a transito veloce.

Cibi Veloci, Cibi Lenti e Cibi Neutri
Ed ecco una panoramica sulle tre categorie principali dell’alimentazione: cibi veloci (che impiegano 30 minuti per percorrere il tratto digestivo); cibi lenti (che vengono digeriti in 4-5 ore) e cibi neutri (che accelerano la velocità degli alimenti con cui vengono associati).

Cibi Veloci: comprende praticamente tutta la frutta (salvo rare eccezio- ni come il cocco e l’avocado) non solo fresca ma anche cotta, essiccata, macerata con alcool o ridotta in marmellata. Sono da considerarsi quindi veloci anche: fichi, datteri, albicocche e prugne essiccati, così come i vari super alcolici a base di frutta erroneamente considerati da “fine pasto” dopo un’abbondante mangiata è forse preferibile concedersi, meglio ra- ramente, un superalcolico trasparente e dall’elevata gradazione (come grappa che accelera il tratto intestinale) e non come si crede comune- mente, un limoncello o un mandarino oppure gli zuccheratissimi amari di colore scuro. La frutta va mangiata una o al massimo due volte al giorno, lontano dai pasti; la merenda potrebbe essere il momento ideale, avviene 3-4 ore dopo il pranzo e 2 ore prima di cena (entrambi pasti lenti).

Cibi Lenti: sono quasi tutto ciò che resta di commestibile oltre ai cibi velo- ci, vale a dire la maggior parte degli alimenti con cui ci nutriamo. Tra que- sti rientrano innanzitutto le verdure crude e cotte (più sono voluminose e meglio è, perchè grazie all’elevata quantità di fibre agiscono come veri e propri “spazzacamini” del tubo digerente) l’unica verdura non lenta è la melanzana, che è neutra. Sono lenti inoltre tutti i cereali (quindi pane, pasta, riso, la pizza, le patate e il mais), le proteine di origine animale e vegetale come la carne, il pesce, il formaggio, le uova, i legumi, il tofu, il seitan, le noci, nocciole, mandorle, castagne, pistacchi, arachidi.

Cibi Neutri: sono abbinabili indifferentemente, sia ai cibi veloci che a quelli lenti, in quanto acceleratori del transito intestinale: l’olio e l’aceto, l’aglio, la cipolla, lo scalogno, tutte le erbe aromatiche, le spezie, (tranne il curry e la paprika) e la melanzana (unica verdura non lenta), ma comun- que abbinabili sia ai cibi lenti che a quelli veloci. Sono neutri anche il vino rosso, il latte vaccino, lo zucchero, il tè nero, il caffè, a patto che sia arabica al 100% , infatti la qualità robusta interferisce sull’organo del fegato, e il cioccolato amaro con l’80/90% di cacao. Non dimentichiamoci mai i padri fondatori della medicina moderna, tra questi uno si chiamava Ippocrate, era il 400 anno a.c. quando asseriva alcune massime come: “Prima di cer- care la guarigione chiediti se sei disposto a rinunciare a ciò che ti ha fatto ammalare”! E “Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrienti ed esercizio fisico, né in difetto, né in eccesso, avremmo trovato la strada giusta per il successo. Mentre più recentemente negli anni 50, il fisiologo italiano prof. Rodolfo Margaria ricordava: “l’attività fisica è come un farmaco, e come tale va somministrato da chi la conosce bene, se poca non sortisce nessun effetto, se troppa può risultare tossica”.

Dott. Roberto Mazzoli