L’angoscia improvvisa: l’attacco di panico

Il Disturbo di panico è un quadro clinico molto comune. Più frequente nella popolazione giovane in età compresa fra i 20-24 anni, la sua presenza in età precoce è esigua e l’esordio molto raro dopo i 45 anni. Pur essendo un disturbo di natura psichica, si esprime con una intensa sintomatologia fisica, tanto da risultare una tematica interessante agli occhi non solo dell’esperto.

La derealizzazione e depersonalizzazione

Un attacco di panico si manifesta con una improvvisa paura che insorge inattesa e si rivela con diversi e vari sintomi fisici come palpitazioni, cardiopalmo, sudorazioni, tremori anche a grandi scosse, dispnea, sensazione di soffocamento, parestesie, per citare i più conosciuti. Le sensazioni molto angoscianti sono prodotte dai vissuti di derealizzazione (sensazione di irrealtà) o di depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi) alle quali si accompagna molto spesso la paura di perdere il controllo o di impazzire. Per queste ragioni è frequente l’ accesso in Pronto soccorso diverse volte prima di giungere all’osservazione dello specialista psichiatra. Il disturbo di panico ha un substrato psicologico legato a paure ed angosce che vivono e si alimentano nella mente della persona che le vive attraverso intense manifestazioni corporee.

La cronicizzazione del sintomo e il substrato psiciologico

La cronicizzazione è favorita dal fatto che la sintomatologia si esprime a fasi. Ci sono fasi acute e fasi di attenuazione nelle quali il soggetto ha la sensazione che le cose stanno migliorando. Ma la realtà agli occhi dell’esperto non è così. Proprio per la sua complessità il trattamento richiede più tipologie di intervento.

Nel primo approccio è molto utile utilizzare una terapia psicofarmacologica perché l’ utilizzo di farmaci, in particolare gli antidepressivi serotoninergici, sortisce in breve tempo un buon risultato riuscendo a fermare le crisi acute, lo sviluppo dell’aura, termine mutuato dai disturbi epilettici con il quale vogliamo indicare le costanti limitazioni che il soggetto si impone pur di evitare nuovi angoscianti episodi.

Il disturbo di panico ha un substrato psicologico legato a paure ed angosce che vivono e si alimentano nella mente della persona che le vive attraverso intense manifestazioni corporee.

Il campo delle relazioni, i luoghi di frequenza e la psicoterapia necessaria

La terapia farmacologica, nel giro di poche settimane, produce un buon controllo della sintomatologia mettendo il soggetto al riparo di nuovi episodi. Il campo delle relazioni e i luoghi di frequenza si riducono al tal punto che l’ approccio di psicoterapia è necessario e indispensabile per una risoluzione completa. Solo avendo il coraggio di approfondire e non di scappare dalle tematiche di vita e le angosce del passato, sarà possibile ricostruire i percorsi e i labirinti dei pensieri del soggetto, che tormentano la persona e producono gli intensi stati di angoscia. La possibilità di integrare entrambi gli approcci è una componente importante del trattamento.

L’intervento dei due professionisti

La situazione di intervento più frequente è quella di due professionisti che si integrano nei percorsi, fra chi prescrive la terapia farmacologica e chi segue i percorsi della psicoterapia. La situazione ideale si realizza però nella possibilità di scegliere un professionista in grado di gestire entrambi gli aspetti dell’intervento, quello farmacologico e quello psicoterapico. Essere seguiti infatti dallo stesso professionista favorisce i percorsi di integrazione, permettendo il costante monitoraggio della terapia farmacologica in relazione alle evoluzioni del percorso di psicoterapia individuale.

Il disturbo di panico può evolvere verso una completa guarigione

Nei percorsi di guarigione le crisi diminuiscono e, anche se non scompaiono completamente, sviluppano le risorse necessarie per riuscire a fronteggiarle e contenerle. È solo a questo punto che inizia il vero spazio personale della psicoterapia, non più invaso dalla presenza delle crisi, quale meccanismo di difesa per non vedere altro. A questo punto la ricerca è tutta indirizzata verso la propria unicità e individualità, necessaria per esistere.

Dott.Moreno Marcucci