La prostata e le sue affezioni

La prostata è una ghiandola a forma di castagna, di circa 20 grammi di peso, che fa parte del sistema riproduttivo maschile e partecipa alla produzione del liquido seminale che, insieme agli spermatozoi, viene espulso con la eiaculazione.

Questa ghiandola può andare incontro a diverse patologie che si raggruppano in:

  1. Malattie infiammatorie: Prostatiti e Prostatodinia;
  2. Ipertrofia prostatica benigna;
  3. Neoplasie della prostata

Le patologie comprese nel primo gruppo possono essere causate da una vera e propria infezione della ghiandola prostatica da parte di batteri, virus o funghi oppure sono caratterizzate da una infiammazione prostatica, senza infezione, con congestione, edema della ghiandola ed iperafflusso di sangue.

I sintomi sono di solito: bruciore alla minzione, dolori vescicali al pene o sotto lo scroto con frequenza minzionale elevata.

Per risolvere il problema il paziente deve essere sottoposto ad una accurata visita medica con esplorazione rettale che metterà in evidenzia una ghiandola soffice, congesta e dolorabile.

La terapia va iniziata prontamente e protratta per 2-3 settimane con antibiotici, antiinfiammatori ed integratori vegetali.

È determinante un controllo nel tempo in quanto, se non si risolve completamente la fase acuta, si va incontro alla cronicizzazione della malattia. Mentre le prostatiti sono più frequenti nel giovane, l’ipertrofia prostatica è caratteristica dell’uomo di mezza età o senile. Questa patologia è caratterizzata da un aumento di volume benigno della parte interna della ghiandola (adenoma) che cresce lentamente con il passare degli anni. La malattia va controllata con esami del sangue (PSA), una visita rettale ed una eventuale ecografia ed uroflussimetria.

Caratteristici sono i sintomi costituiti da frequenza minzionale elevata, minzioni notturne, urgenza e bruciori alla minzione.

La terapia medica, che si avvale di farmaci specifici, è efficace da subito e controlla la malattia per molti anni senza grandi effetti collaterali. Successivamente, quando la terapia medica ha perso di efficacia, il paziente va sottoposto ad intervento chirurgico che attualmente è quasi sempre endoscopico e praticato con un resettore elettrico o una fibra laser. L’altra patologia prostatica è la neoplasia o tumore prostatico, che si sviluppa anche in pazienti sottoposti precedentemente ad intervento per adenoma e poi diagnosticato tramite la visita rettale, il dosaggio del PSA ed un nuovissimo ed attendibile esame radiologico (la risonanza magnetica multiparametrica della prostata). Praticati questi esami di solito poi viene eseguita una biopsia della ghiandola in base alle indicazioni specifiche della risonanza magnetica.

È una metodica oramai consolidata da anni di esperienze clinico-scientifiche ed è importante sottolineare che, in una elevata percentuale di casi, permette di risolvere o almeno migliorare in modo notevole patologie, che se non adeguatamente trattate, possono essere fortemente invalidanti.

Se la biopsia evidenzia la presenza di una neoplasia prostatica, in base all’età del paziente ed alle caratteristiche della malattia si procede alla terapia che può essere costituita da un intervento chirurgico di prostatectomia radicale.

Tale intervento può essere praticato con l’incisione dell’addome o grazie ad una tecnica molto innovativa con l’uso di un robot chirurgico, molto preciso e poco invasivo, che permette di eseguire un intervento con scarso sanguinamento, rispetto degli organi adiacenti e breve convalescenza.

Nei rimanenti casi abbiamo a disposizione la radioterapia e la chemioterapia che controllano efficacemente la malattia per molti anni.

Per concludere consiglio un dosaggio annuale del PSA nei maschi al disopra dei 45 anni, una eventuale successiva visita urologica se vi sono sintomi e per diagnosticare e risolvere prontamente la patologia in atto, soprattutto tenendo conto che il tumore prostatico è al primo posto per frequenza nell’uomo con più di 50 anni.

Dott. Giacomo Tucci