Dalle gratificazioni alle richieste

Da un lato il bambino cresce e si trasforma, dall’altro anche i genitori cambiano i loro atteggiamenti. Da totalmente oblativi e protettivi, quali sono richiesti nel primo anno di vita, ora si richiedono alcune norme di comportamento. E il bambino non è solo in grado di seguire le loro indicazioni, ma cerca anche di imitarli. Il rapporto registra per questo un cambiamento graduale: dalla fase di gratificazione si passa alla fase che potremmo definire delle gratificazioni + richieste.

Che la madre, o chi per lei, muti atteggiamento nei riguardi del figlio rientra nel quadro naturale dell’evoluzione del rapporto. Allo stesso modo il figlio che durante il primo anno di vita ha vissuto una relazione rassicurante e piacevole con la propria figura di attaccamento, trae da questa esperienza positiva l’incentivo per staccarsi di tanto in tanto e andare incontro a nuove esperienze. La mamma possiede la duttilità necessaria per comprendere che il suo ruolo di protettrice assoluta ha iniziato una lenta parabola ascendente, che la sua simbiosi con il piccolo sta per finire, che da figura oblativa-protettiva deve trasformarsi in figura guidante, e che anche gli altri sono importanti, e che un rapporto troppo esclusivo e prolungato finirebbe per danneggiare il bambino.

Alla fine dei due anni, età in cui si verifica il passaggio dalla fase di bebè a quella di bambino, il piccolo impara ad affermare la propria volontà di dire no. Dire No gli serve per affermarsi, per contrapporsi, non solo perché non sa cosa vuole o trova difficoltà a pronunciarlo. Proprio come avverrà più tardi nella fase dell’adolescenza dove è alla ricerca di una identità positiva, ma il primo passo dell’identità è il senso di sè che nasce dall’affermazione di sè. Il genitore che capisce quali sono i veri e reali atteggiamenti che stanno dietro gli atteggiamenti negativistici che sta dietro un bambino di tre anni, sa anche che si tratta di un periodo transitorio. Non sempre però le cose evolvono in questo modo. Può accadere che il passaggio dalla fase di gratificazione a quella di richiesta avvenga in forma troppo brusca e non graduale, e può persino accadere l’opposto: che non si verifichi alcun passaggio e che stenti a verificarsi.

Richieste eccessive, madri troppo protettive e bambini trascurati e incompresi.

Le richieste non devono mai essere troppo eccessive per l’età, oppure atteggiamento troppo protettivo opprimo inevitabilmente il bimbo (ci sono mamme ad esempio che considerano il figlio come di loro proprietà). Ma vi è anche una terza eventualità: che il bambino non abbia vissuto serenamente il primo periodo, quello della gratificazione, e che ad un certo punto si senta rifiutato, abbandonato e non più amato. Questo accade a quei bambini che sono stati trascurati, picchiati, oppure trattati con distacco eccessivo, ma anche ai bambini i cui bisogni in età successiva non vengono compresi. Anche l’atteggiamento troppo punitivo nella loro fase di transizione, possono trasmettergli l’impressione di un rifiuto, che egli non è in grado di tollerare, se non a prezzo di accomodamenti controproducenti. Può maturare atteggiamenti ansiosi, costantemente alla ricerca di rassicurazione e affetto, pur di avere attenzione. In queste modalità l’ansia può provocare reazioni opposte: chiudersi in se stesso, oppure assumere quegli stessi atteggiamenti di distacco che gli altri manifestano nei suoi confronti.

A cura del Dott. Moreno Marcucci