Allergie da gatto

I gatti domestici rappresentano una delle principali fonti di allergie, ad oggi sono stati individuati dieci allergeni riconoscibili per la loro interazione con l’immunoglobulina di classe E (IgE), derivanti da peli, saliva e urine del gatto.

Il principale responsabile è l’allergene Fel D1 (prodotto dalla saliva e dalle ghiandole sebacee dell’animale) e non il suo pelo, come molti sono portati a pensare.

Il pelo del gatto, infatti, di per sè non rappresenterebbe un problema nei soggetti allergici, se non fosse per il fatto che diventa inevitabilmente veicolo dell’allergene, a prescindere dal livello di igiene dell’animale. La costante esposizione all’allergene Fel D1 è considerato un fattore significativo nello sviluppo di un accettabile grado di tolleranza, soprattutto se la convivenza domestica con il gatto perdura da molti anni. Tuttavia, questa condizione non impedisce a molti soggetti di soffrire lo stesso di tutti i sintomi che questa allergia comporta.

Quali sono i sintomi dell’allergia al gatto?

L’allergia al gatto provoca sintomi quali congiuntivite (arrossamento e prurito agli occhi), rinite allergica, lacrimazione, starnuti e dermatite da contatto. In alcuni casi più gravi si possono manifestare asma bronchiale, difficoltà respiratorie o tosse. Purtroppo, la comparsa di questi sintomi può avvenire anche dopo una lunga esposizione all’allergene.

Esiste una razza anallergica?

Iniziamo dicendo che i gatti maschi (non castrati) producono mediamente più allergeni delle femmine. Il testosterone, infatti, stimola la produzione della proteina Fel D1 nei gatti maschi, così come avviene con il progesterone nelle gatte femmine. La produzione di allergene Fel D1 inoltre non è legata alla quantità di pelo presente nel manto dell’animale, ma possiamo affermare che esistono alcune razze di gatto preferibili ad altre in rapporto a questo problema. Quindi la risposta è no, non esiste un gatto anallergico, ma esistono razze che hanno minore probabilità di suscitare reazioni allergiche nei soggetti umani sensibili (Gatto siberiano; Norvegese delle Foreste; Gatto Balinese).

L’allergia al gatto provoca sintomi quali congiuntivite (arrossamento e prurito agli occhi), rinite allergica, lacrimazione, starnuti e dermatite da contatto.

È possibile sviluppare una tolleranza immunologica?

Gli allergeni di origine animale si prestano più di altri ad uno stato duraturo e stabile di tolleranza immunologica in un gran numero di soggetti umani. Non per tutti però è possibile superare il problema. Una delle situazioni più comuni è ad esempio l’ingresso in casa di un nuovo gatto, o la presenza di molti gatti maschi, con il conseguente aumento dell’esposizione all’allergene.

Test allergici per rilevare l’allergia al gatto

La proteina Fel D1 può restare presente nell’aria e sulle superfici per molto tempo. Può legarsi a particelle più piccole e anche una ottima igiene dell’animale non riesce a contenere l’azione di quest’ultima sui soggetti allergici. Lavare più spesso il gatto non serve poiché le responsabili dell’allergia sono le sue ghiandole sebacee sempre attive e la sua saliva. Un medico specialista in allergologia, attraverso una serie di test allergologici può aiutare a individuare con precisione il problema suggerendo una terapia ipo-sensibilizzante consentendo il miglior compromesso possibile per una auspicata convivenza serena.

Dott.ssa Laura Mancinelli