Il glucosio: uno zucchero da ridurre

Ogni volta che si mangia, iniziano a circolare nel corpo una serie di molecole, prima tra tutte quella del glucosio. Da subito iniziano improvvise curve glicemiche, picchi vertiginosi di zucchero e, al culmine della salita, una discesa altrettanto rapida. Questo perché il glucosio non è mai stabile, fa continui “saliscendi” non salutari alla nostra salute.

Questo zucchero è già presente in natura, basti pensare a frutta, miele, amidi dei cereali e delle patate, legumi, manioca, barbabietola, etc.) e spesso viene addizionato con i prodotti industriali: al vetro, in scatola, al barattolo, prodotti da forno.

Questi movimenti ondulatori del glucosio, fatti di “up and down” si riflettono anche sull’umore, perché per ogni picco di zuccheri segue un abbassamento della glicemia, tanto più dannoso quanto più repentino, definito ipoglicemia reattiva, condizione che può portare all’aggravarsi dello stato di salute, accompagnata da ansia, palpitazioni, tremori muscolari, sonnolenza, mal di testa e attacchi di fame nervosa.

Al contrario i picchi di iperglicemia possono provocare nebbia mentale, senso di confusione, bassa concentrazione, gola secca e stimolo di bere. È facile intuire quindi che l’alternanza costante di picchi e contro picchi provocano, tra l’altro, anche un umore altalenante e instabile. Se quindi è vero che l’eccesso glicemico porta a patologie come il diabete, all’aumento di peso, all’ipertensione arteriosa e problemi cardiovascolari, è altrettanto vero che una glicemia ballerina predispone a patologie di vario genere (respiratorie, neurodegenerative, reumatismi, malattie della pelle, alterazioni del ciclo mestruale).

Tutte queste patologie insomma hanno a che fare con i picchi glicemici in quanto provocano due fattori negativi per il corpo: l’aumento dei radicali liberi, molecole dannose che legandosi alle sane le danneggiano, e la glicazione cioè il prodotto della reazione chimica tra uno zucchero semplice (esempio glucosio o fruttosio) e una molecola proteica o lipidica e, da questa reazione-legame, le proteine e i lipidi ne escono danneggiate. I danni dei radicali liberi e della glicazione creano una infiammazione cronica che è responsabile dei processi di invecchiamento di tutti gli organi. L’American Heart Association, che cura il cuore attraverso il controllo del peso corporeo, indica a 25 g al giorno per le donne e 36 g al giorno per gli uomini, la quantità di zuccheri semplici da assumere per la giornata. Ma spesso questo conteggio non è cosi semplice da mantenere, considerando che il glucosio è fisso in moltissimi cibi.

È opportuno equilibrare ogni pasto considerando sempre l’aggiunta, ad ogni pasto, di proteine, fibre e grassi insieme ad amidi e frutta. Tranne in alcuni casi di esclusione per patologia, è opportuno consumare verdura fibrosa cruda (con la cottura le fibre in esse contenute e che regolano i livelli di glucosio vengono danneggiate e degradate), preferire eventuali amidi integrali (pasta, riso e pane) con cottura al dente.

Per quanto potrebbe risultare poco convenzionale, anche la colazione dovrebbe avere il giusto apporto di proteine, fibre e grassi seguiti da amidi e frutta. Il classico caffè zuccherato e cornetto non fanno altro che favorire il picco di zuccheri, quindi via libera a yogurt bianco, uova, affettati magri pancake, porridge, frutta secca.

Lo specialista può prescrivere diversi accertamenti per valutare la glicemia come la sua misurazione, quella dell’insulina e dell’emoglobina glicata, valutare la circonferenza del girovita. Quindi ogni persona dovrà avere poi un’alimentazione specifica e personalizzata, abbinata ad una regolare attività fisica: 20 minuti di attività fisica aiutano a regolare i pericolosi picchi.

a cura della Dott.ssa Cristiana Della Peruta